La supply chain della filiera alimentare è una delle realtà più complesse e difficili da gestire. Poter tener traccia e localizzare uno specifico prodotto e riuscire ad identificarne ad ogni punto le origini e le caratteristiche, in modo da essere in grado di ricondurlo alla fonte, non è una sfida semplice ma risulta fondamentale per soddisfare le richieste di consumatori sempre più esigenti.
La tecnologia blockchain si sta affermando come la soluzione ideale per tracciare il cibo lungo tutta la catena di approvvigionamento, grazie anche al vantaggio dell’immodificabilità del dato: con l’utilizzo di questa tecnologia infatti, una volta inseriti, i dati non sono manipolabili.
Ancora più interessante, in ottica anche di condivisione dei dati all’interno della filiera, è coniugare la blockchain all’IoT. I dati confluiscono direttamente da sensori o da tecnologia Rfid (radio frequency identification), per esempio, e si evita l’errore, anche involontario, di trascrizione di un dato da parte di un operatore.
Per governare invece magazzini sempre più complessi, a livello di GDO, i Big Data possono venire in aiuto. Valorizzando dati di inventario, tramite tecnologie di Intelligenza Artificiale, è possibile, usando algoritmi, prevedere il rischio di andare out-of-stock e quindi evitare di deludere i clienti.
La tecnologia della Blockchain può essere anche di supporto al Made in Italy dei prodotti agroalimentari andando a limitare alcune problematiche come quelle connesse all’Italian Sounding.
Decine di aziende italiane del settore agroalimentare hanno già avviato o stanno attualmente sviluppando progetti di blockchain per la tracciabilità dei propri prodotti. Tra queste troviamo Barilla, con il tracciamento del basilico da utilizzare nei sughi al pesto, che ha intenzione di estendere la blockchain a tutti i prodotti del gruppo, a partire dal grano, i pomodori e il latte.