La metà della flotta globale di container quest’anno è passata attraverso lo Stretto di Taiwan, rendendolo una via d’acqua fondamentale per le catene di approvvigionamento globali.
Comunque la si pensi sulla questione, non si può non essere d’accordo sul fatto che un accresciuto conflitto tra Cina e Taiwan comporterebbe una massiccia interruzione delle catene di approvvigionamento globali. Abbiamo visto di recente un’anteprima della potenziale interruzione: le esercitazioni militari cinesi in risposta alla visita della presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi hanno portato alla chiusura dello spazio marittimo e aereo dello stretto di Taiwan, costringendo navi e aerei a trovare rotte alternative.
Un conflitto Cina-Taiwan renderebbe difficile il commercio attraverso il Mar Cinese Meridionale, una via marittima fondamentale che collega l’Asia con il resto del mondo. Poiché la maggior parte delle rotte commerciali sono indirette (solo il 6% dei partner commerciali sono direttamente collegati), la chiusura delle vie navigabili critiche avrebbe forti ripercussioni sul commercio globale.
Se la possibilità di un conflitto dovesse aumentare, è probabile che vedremo stime dei costi più precise e una crescente diserzione delle multinazionali dalla Cina e dalla regione dello Stretto di Taiwan in generale. I costi per le catene di approvvigionamento globali aumenterebbero drasticamente, senza entrare nel merito del potenziale costo del conflitto stesso.
Fortunatamente, le aziende non sembrano ancora prendere sul serio l’eventualità dell’inasprimento delle tensioni. Le compagnie di assicurazione marittima non hanno ancora elevato lo Stretto di Taiwan alla categoria di rischio più alta. Dal loro punto di vista, le esercitazioni militari cinesi svolte questo mese sembrano essere pianificate in anticipo. Molte multinazionali stanno includendo un conflitto Cina-Taiwan nella loro lista di scenari di rischio, ma non vedono un tale conflitto come probabile nel prossimo futuro.